Stando a un articolo apparso su Le Monde (1) , l’applicazione StopCovid, risultato di una raccolta senza precedenti di dati telefonici a livello europeo, che poneva l’enfasi su una rigorosa riservatezza per gli utenti, in realtà, trasmette al server centrale la totalità dei dati che l’utilizzatore incontra. Tale situazione non è conforme agli impegni assunti dalle autorità francesi e dalla Commissione, né è conforme alla regolamentazione (2) relativa all’elaborazione dell’applicazione.
A motivare tale sorveglianza collettiva è il fatto che l’identità numerica degli utenti viene rinnovata ogni quarto d’ora, ma la durata dei contatti fisici a rischio, anch’essa della durata di un quarto d’ora, può sovrapporti a due cambiamenti di identità numerica. E’ per evitare di azzerare la durata di un contatto che l’insieme dei contatti viene rilevato per essere controllato. Ciò non giustifica nulla: si tratta di un errore di progettazione dell’applicazione, che concerne le autorità.
Tale funzionamento è del tutto contrario alla regolamentazione applicabile. Si chiede alla Commissione europea di far sapere:
1. Come intende collaborare con le autorità francesi per porvi fine.
2. Quali garanzie effettive e urgenti può presentare contro siffatti abusi, attuali o futuri, in Francia e altrove in Europa.
Jean-Lin Lacapelle (ID), Hélène Laporte (ID), Maxette Pirbakas (ID), Annika Bruna (ID), Herve Juvin (ID), André Rougé (ID), Gilles Lebreton (ID), Gilbert Collard (ID), Filip De Man (ID), Catherine Griset (ID), Jérôme Rivière (ID), Virginie Joron (ID), Gunnar Beck (ID), Maximilian Krah (ID), Stefania Zambelli (ID), France Jamet (ID), Julie Lechanteux (ID), Jean-François Jalkh (ID), Gianantonio Da Re (ID), Luisa Regimenti (ID)
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