Unione Europea e trasparenza delle informazioni cinesi

Isabella Tovaglieri, Susanna Ceccardi, Anna Bonfrisco, Simona Baldassarre, Luisa Regimenti

L’inizio dell’epidemia della Covid-19 ha avuto come epicentro la città cinese di Wuhan, dove il virus ha iniziato a diffondersi già alla fine del 2019. I primi passaggi nella gestione di questa crisi sono stati lacunosi, opachi e mirati a impedire la diffusione di informazioni riguardo al virus e ai contagiati, almeno finché gli effetti non sono diventati di pubblico dominio. 

Il comportamento delle autorità della Repubblica popolare cinese (RPC) dimostra come sia mancata trasparenza e apertura riguardo all’epidemia, cosa che non ha agevolato una risposta coordinata anche a livello sovranazionale; un atteggiamento opposto a quello mantenuto dagli Stati membri dell’UE.

Permangono ancora molti interrogativi sull’atteggiamento e l’attendibilità dei dati forniti dalla RPC sul rischio di contagi effettivi del Coronavirus.

Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

1. Ritiene che la RPC abbia un atteggiamento trasparente, cooperativo e aperto nel corso dell’attuale pandemia?

2. In che modo questo rilevante precedente influenza le future relazioni con la RPC e le sue imprese, soprattutto quando soggetti cinesi dovranno gestire informazioni sensibili di cittadini europei come dati personali o asset strategici quali le telecomunicazioni?

3. Come è possibile tutelare i diritti dei cittadini europei di fronte a questi e futuri atteggiamenti poco trasparenti della RPC ?

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