Dal 2012, la cimice asiatica (Halyomorpha halys) si è diffusa a ritmi emergenziali anche in Italia, installandosi soprattutto nelle aree coltivate a frutteti, cereali e semi oleosi delle regioni settentrionali.
Questo parassita è responsabile di estesi danni all’agricoltura e la sua proliferazione mette in pericolo la sopravvivenza delle aziende.
L’insetto si moltiplica in modo esponenziale: ogni femmina può deporre fino a 300 uova, quattro volte l’anno. L’assenza di predatori o antagonisti naturali in Europa e le temperature caldo-umide ne favoriscono la riproduzione.
Nel 2018 sono stati stimati danni economici per 100 milioni di euro e si riscontra un grave impatto anche sull’ambiente e sul paesaggio, compresi l’aumento dei trattamenti insetticidi, l’abbandono delle colture e le infestazioni urbane e domestiche. Visto che gli strumenti di lotta biologica richiedono procedure specializzate e hanno un costo elevato per agricoltori e amministratori locali e data la necessità di intervenire a sostegno delle aziende duramente colpite, può la Commissione comunicare:
— | come pensa di affrontare il problema della diffusione di tale specie invasiva in Italia e in Europa? |
— | se intende attivare una misura temporanea straordinaria a valere sull’articolo 221 del regolamento (UE) n. 1308/2013 per rifondere i danni agli agricoltori italiani e finanziare opportuni interventi di contenimento e lotta biologica al parassita? |
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